L’artrite reumatoide (A.R.) è una malattia infiammatoria sistemica di tipo autoimmune che danneggia prevalentemente quelle articolazioni internamente rivestite di membrana sinoviale, ma può colpire molti organi ed apparati.
La natura della malattia è in molti casi aggressiva e, se non precocemente riconosciuta e trattata, conduce ad esiti invalidanti, con un peggioramento della qualità di vita nonché una riduzione dell’aspettativa della stessa rispetto alla popolazione generale.
Gli studi scientifici più recenti ci dicono che il 10% dei pazienti risulta inabile al lavoro già entro il 1 anno dalla diagnosi ed il 50% entro 10 anni.
Il danno articolare si sviluppa in tempi rapidi ed è quindi essenziale una diagnosi precoce che permetta un trattamento terapeutico tempestivo. Le società scientifiche reumatologiche internazionali raccomandano di iniziare la terapia farmacologica entro 3-6 mesi dall’esordio clinico (finestra terapeutica)
La diagnosi iniziale di A.R. è spesso difficile a causa delle diverse modalità e tempistiche delle sue manifestazioni, sebbene nella maggioranza dei casi l’A.R. si presenti come un’artrite simmetrica e persistente.
Oggi il reumatologo, oltre all’esame clinico che rimane il momento centrale nell’inquadramento della patologia, può avvalersi di esami più specifici e sensibili rispetto al passato. Soprattutto grazie ad indagini strumentali è possibile individuare molto precocemente le alterazioni infiammatorie che precedono le erosioni ossee, accorciando sensibilmente i tempi diagnostici.
In definitiva:
Oggi è possibile identificare l’A.R. più facilmente, avvalendosi di una più semplice diagnosi differenziale con altre patologie reumatiche ed evitando un iper-trattamento di quei pazienti con artriti di altra natura.
La diagnosi precoce di A.R. consente un inizio tempestivo del trattamento entro quella finestra terapeutica considerata utile per bloccare più efficacemente l’evolversi della patologia.
a cura del Dr. Cesare Savini (Specialista in Reumatologia)